Brindisi per noi / Federico Mello
Siete mai stati da quelle parti? In fondo all’Italia,
là dove finisce la terra, nel Salento orientale che non arriva mai nei
tg nazionali, non fa mai capolino sui giornali, non dà appuntamento ai
vacanzieri per l’aperitivo all’ultimo grido?
Questi posti hanno
una caratteristica fondamentali dettata dalla geografia. Sono lontani
dalla Lombardia industriale, dal Veneto che intraprende, dall’Europa
degli scambi: prendere un treno vuol dire sempre viaggiare, mettersi il
cuore in pace e impiegare ore per attraversare lo stivale.
Qualche
anno fa ero anche io un ragazzo di giù, uno di loro. In quelle città e
in quei paesi, spesso, non ci sono offerte culturali, circoli
ricreativi: senza macchina non si arriva neanche alle dance hall estive
più a sud, verso Torre dell’Orso e i laghi Alimini.
A sedici anni, a Brindisi, a San Pietro Vernotico, a Mesagne c’è la piazza del Paese
al massimo, dove incontrarsi; quando va bene l’Oratorio per giocare a
pallavolo sotto un sole che spacca le pietre. Tutto intorno, appena si
esce dal Paese, gli ulivi a perdita d’occhio da attraversare in motorino
per andare a mare.
Per la scuola, ci sono le corriere, come quelle che prendevano Melissa, morta stamattina a 16 anni,
e la sua amica Veronica, che lotta per sopravvivere. Figli, famiglie e
persone normali, nate e cresciute dove la natura è ancora protagonista,
la politica lontana, le economie scarse: il lavoro quando va bene è nei
call center che crescono come funghi, o al centro commerciale, nei campi
o sui cantieri.
Eppure a Brindisi le ragazze e i ragazzi – come
tutti i ragazzi – sognano. Un futuro migliore, un posto nel mondo, una
prospettiva. Magari in una scuola superiore dove si studia moda, un
mondo fatato di passerelle, stoffe, forbici: una strada per esprimere se
stessi, per inventarsi il futuro.
Quelle bombe
sono esplose in mezzo a tutto questo. In un’Italia di provincia dove
tutto scorre senza scossoni, rassicurante, bellissimo e spesso immobile.
Questo lascia ancora più attoniti. Perché colpire i sogni di quei
ragazzi? Perché instillare il terrore nelle mille Italie di provincia
che sono la dorsale della nostra identità? Forse, per dire a tutti che
nessuno può stare tranquillo a casa sua, sotto il proprio campanile. Che
ciascuno, ovunque, rischia di essere travolto dalla follia.
Davanti
al più vile dei terrorismi, di bello c’è solo chi si è messo in treno,
in macchina, e parte o sta partendo per andare a Brindisi: una città
dove forse non avrebbe mai pensato di finire se non per prendere il
traghetto per la Grecia. Solo questo si può fare. Andare lì, come nelle
piazze delle nostre città, e dire: noi ci siano, non siete soli, non
permetteremo più alla follia di vincere. Brindisi per noi, in queste
ore, è l’Italia intera.
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