Crisi di nervi al Quirinale
Perché mai Giorgio Napolitano, in piena campagna per i ballottaggi
del prossimo 20 maggio, si lascia andare a una battuta sprezzante
contro Beppe Grillo, negando l’indiscutibile successo del Movimento 5
Stelle alle elezioni comunali di domenica scorsa?
Come è possibile che un personaggio politico di lunghissimo corso, sempre così attento alle liturgie istituzionali, non si renda conto che al presidente della Repubblica, mentre la partita elettorale è in corso si addice un silenzio assoluto,
tombale per non sentirsi dire, altrimenti, di avere comunque
interferito? E che dire della immediata replica dell’altro che, giocando
in punta di Costituzione, ricorda che il ruolo di garanzia del
Presidente riguarda tutti ma proprio tutti i cittadini, anche quelli che
l’inquilino del Colle ha sulle scatole. Talché alla fine, tra battute e
moniti, non si capiva chi era il comico e chi l’uomo di Stato.Che
il grillismo parlante metta Napolitano di pessimo umore si era già
capito lo scorso 25 aprile, nel discorso che partiva dai valori
resistenziali per difendere la democrazia dei partiti e deplorare il
qualunquismo dei “nuovi demagoghi” eredi di Guglielmo Giannini. Ne seguì
vivace polemica che molta acqua portò al mulino di 5 Stelle, come del
resto auspicato dall’ex comico, fedele alla regola: molti nemici molti voti.
Chissà, forse il boom di Grillo ha scompigliato il sottile disegno quirinalesco
della grande coalizione, pietra angolare della prossima legislatura
tecnica e costituente. Di cui restano solo macerie, come ha lealmente
riconosciuto Pier Ferdinando Casini con il de profundis sul centro
moderato. Perché di moderati, in un paese devastato da crisi, tasse e
disoccupazione, ce ne sono sempre di meno. E di crisi di nervi sempre di
più. Anche Lassù. (Antonio Padellaro)
Nessun commento:
Posta un commento