Ironizzare sul triplo cattivona, appellativo a metà strada
tra la maschera di di Alberto Sordi e un B movie con Alvaro Vitali, è
come sparare sulla crocerossa. Più utile, ascoltando la telefonata tra Berlusconi e la Polanco, soffermarsi sull’uso reiterato e insistito della parola amore.
La conversazione è infatti un pregiato florilegio di amore mio e amore tuo, con una sola e giustificabile scivolata nella sincope amo’, che
fa tanto feria d’agosto a Ventotene. Come una sinfonia, la partitura è
prima un contrappunto, poi un crescendo con variazione che giunge al suo
naturale ritorno sul tema iniziale.
Quando e come si può passare a prendere il contante da Spinelli.
Ora sarà un eccesso di personale romanticismo o un moto di igiene
grammaticale. Sarà una vocazione un po’ vintage al sentimentalismo o un
omaggio ai giovani Werter di ogni tempo e paese.
Ma la prima cosa che viene in mente ascoltando la voce mielosa del Cavaliere è che la parola amore andrebbe usata con parsimonia, come qualcosa di cui tutti abbiamo bisogno e che ognuno ha almeno una volta perduto. Come la parola democrazia. (Marco Bracconi)
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