Siamo in uno stato di diritto. Se ci sia stato sesso, abuso di
potere, sfruttamento, lo dirà il processo. Così come sarà il processo a
valutare la rilevanza penale della telefonata tra Ruby e la sua amica pubblicata oggi da Repubblica.it.
Ma nessun giudice, avvocato o codice penale potrà confutare la verità
di quella tonalità di voce.
Quel mezzo sorridere, mezzo insicuro e
l’altro mezzo velleitario. Quel registro di conversazione sospeso tra
cinismo e candore da liceale senza liceo.
Una adolescente. Ruby Rubacuori era proprio una adolescente.
E in attesa del verdetto dei giudici, oggi è stata scritta la prima
sentenza. Quella della tristezza.
E per la tristezza, anche in uno stato
di diritto, non c’è nessun processo d’appello.
(Marco Bracconi)
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