Dopo alcuni minuti di
inopinato silenzio, Daniela Santanchè è tornata per esporci il risultato
delle sue meditazioni. Sorvolerei sul paragone fra Nilde Iotti e Nicole
Minetti e non solo perché la prima ha fatto la Resistenza e la seconda
al massimo la lap dance. Nel Pci bigotto del dopoguerra la carriera di
Iotti fu penalizzata dalla storia d'amore con Togliatti, mentre gli
incontri ravvicinati con B non hanno ostacolato le ambizioni della
statista dell'Olgettina. Veniamo piuttosto al cuore della riflessione
santancoide: il familismo degli italiani. Per la filosofa di Cuneo, che
la mamma del Trota abbia brigato per piazzare il Trota al posto del
Pesce Pilota non è un male in sé. Lo diventa perché il Trota «è un
pirla». Il trucco starebbe dunque nel raccomandare parenti che non siano
pirla. Come la nipote di Santanchè, da lei raccomandata a cuor leggero
presso il presidente della Provincia di Milano in quanto «brava e
bella». Ancorché cinico per un patetico moralista del mio stampo, il
ragionamento ha una sua coerenza. Però presenta un punto debole: chi
decide se un parente è bravo e bello oppure pirla? Interrogata al
riguardo, scommetto che la mamma del Trota definirebbe «bravo e bello»
il Trota e «pirla» la nipote di Santanchè. Si capisce quindi quanto sia
urgente la creazione di un'Authority delle Raccomandazioni in grado di
distinguere una volta per tutte il parente bravo da quello pirla. Per la
presidenza di detta Authority mi permetto di segnalare un mio
consanguineo: bello e bravo, nonostante sia imparentato con un pirla. (Massimo Gramellini)
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