13/12/11

1 a 0 per la casta


Mario Monti rischia di perdere la partita dei tagli alla casta. La riforma che abolisce le inutili giunte provinciali rischia di impantanarsi nelle secche delle Camere, anche se proprio stamane un emendamento del governo ne fissa la morte al 31 marzo 2013. Lecito dubitare che andrà veramente così. L’altra sfida, sul taglio degli stipendi dei parlamentari (da 15 mila ad almeno 10mila: almeno), al momento l’han vinta i deputati e senatori: poco fa un emendamento del governo ha stabilito che saranno le Camere, e non il governo, a provvedere al taglio delle indennità. La prerogativa dei parlamentari è salva. Evviva. Domanda: la vedremo mai questa sforbiciata?

Piccolo riassunto. È al lavoro da settembre una commissione, istituita da Tremonti e presieduta dal presidente dell’Istat Enrico Giovannini, che sta svolgendo uno studio sui costi della politica nei sei principali Paesi europei al fine di equiparare le indennità italiane alla media del Vecchio Continente. Ora, spazientito di fronte alle lungaggini di questa commissione, il governo Monti aveva approvato una norma – il comma 7 dell’articolo 23 del decreto sulla manovra – con la quale provvedeva autonomamente al taglio delle indennità se i risultati della commissione non fossero giunti entro il 31 dicembre. Apriti cielo! I parlamentari erano insorti: violata l’autonomia di Camera e Senato! Il governo non può intervenire su materie che sono di esclusiva competenza del Parlamento! Siamo noi a dover decidere quanto e come tagliare. Beh, per il momento l’hanno spuntata loro: 1 a 0. Spetterà infatti al Parlamento provvedere all’autoriduzione. Con quali tempi non è dato sapere.

Saprà la casta più ricca d’Europa (nessuno ha 952 parlamentari: in Danimarca se ne fanno bastare 179, in Spagna vivono benissimo con 558; nessuno prende 140mila euro lordi: in Germania arrivano a 91 mila euro, in Gran Bretagna a 76mila) mettersi finalmente a dieta? Voi ci credete? (Concetto Vecchio)

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