16/11/11

La speranza col freno a mano


Ci sono stati la gente in piazza, i brindisi nelle case, i party sul web. Eccome se ci sono stati. Ma il filo d’ombra che accompagna la fine del Berlusconi quater non si attenua. In giro c’è un sollievo pensoso, una gioia ansiosa e impaurita, una fiducia azzoppata da un filo denso di diffidenza.
Magari è perché il Paese rischia grosso e ci attendono mesi di sacrifici. Magari è perché non si vede bene l’uscita dal tunnel della crisi. Magari è perché lo spread, le Borse, i cct e i Bpt.
Ma anche no. Magari gli italiani contano di farcela, e sono già pronti ad accollarsi senza troppe storie, questi maledetti sacrifici. A patto che siano equi, responsabili, credibili.
E allora? 
Magari quel mal sottile che trattiene la speranza è la paura – motivata o no, certamente inconscia e trasversale – che il Cavaliere trovi un qualche modo per tornare in sella. Deve essere  per questo, sotto sotto, che  non si riesce a sentire in giro una gioia veramente piena, rotonda e liberatoria. 
Tanta è stata la presa  del Cavaliere sul profondo del Paese da sopravvivere a se medesima anche a partita finita. E come nelle aule dei suoi tanti processi, continua a far danni perfino in contumacia. 

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