Il Presidente della Repubblica è il custode della Costituzione o il garante dei partiti? Rappresenta la Nazione,
cioè tutti i cittadini, o le nomenklature politiche e altri
privilegiati di establishment? L’inquilino del Quirinale e i maggiorenti
della Casta sembrano oggi avvinti in una sinergia di reciproco sostegno, a preventiva de-legittimazione e anatema per qualsiasi critica che possa mettere in discussione l’uno o gli altri.
Il Capo dello Stato aveva scelto la data del 25 aprile per un attacco in piena regola al movimento di Beppe Grillo,
tacciato di qualunquismo. Il Presidente di tutti gli italiani può
attaccare una forza politica, a meno che questa non metta a repentaglio
la Costituzione repubblicana e il suo fondamento antifascista? Non
avendo avuto nulla da ridire né sul partito di Berlusconi né sulla Lega,
Napolitano si è inibito il diritto, istituzionale, politico e
innanzitutto morale, di criticare chicchessia.
I partiti si sono schierati perinde ac cadaver in sua difesa, quando ha ostracizzato la “campagna di insinuazioni e sospetti costruita sul nulla”, cioè la pubblicazione delle intercettazioni del
suo consigliere giuridico colto in aumma aumma con il testimone (poi
indagato) Mancino per intralciare il lavoro di una Procura. Nessun
reato? Probabilmente. Mentre in America per intralcio alla giustizia,
crimine di particolare gravità, si finisce subito in galera. Si può in
buona fede negare che vi sia stata almeno “immoral suasion”?
Schifani
ha tuonato che “chi attacca Napolitano attacca il Paese”, con Bersani
allineato “toto corde”, mentre Casini ha accusato “schegge della
magistratura che forse hanno obiettivi intimidatori”, benché sappia
benissimo che non solo il Procuratore antimafia Grasso, ma perfino il
Procuratore generale della Cassazione Esposito (che a Mancino dice: “Io
sono chiaramente a sua disposizione”) hanno dovuto riconoscere come
ineccepibile il comportamento di Ingroia e Di Matteo. Chi ha obiettivi intimidatori?
Pesa, finqui, il silenzio di tanti giuristi e intellettuali da sempre impegnati nella difesa della democrazia.
La loro perplessità non ha nulla di risibile, anzi. Sono angosciati per
una crisi gravissima, che potrebbe precipitare al buio e nel buio.
Pensano che “lasciar correre” sul Presidente sia il male minore.
Hannah
Arendt diceva che i mali minori preparano il male peggiore. Napolitano
ha spinto pubblicamente perché il Parlamento approvi la legge bavaglio.
Siete davvero sicuri che sia questo il male minore?
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